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Concerto Odhecaton e Paolo Da Col – 17 settembre 2022

Concerto Odhecaton e Paolo Da Col – 17 settembre 2022

Concerto Odhecaton e Paolo Da Col - 17 settembre 2022

Sabato 17 Settembre ore 17
Bosco Marengo, Abbazia di Santa Croce
Ensemble “Odhecaton”
PAOLO DA COL, direzione
GIULIO DE NARDO, organo
Nel quadro delle celebrazioni per il Centenario Di San Pio Quinto
XLIII Stagione internazionale di concerti sugli organi storici

La Stagione è sostenuta da Fondazione CRAL, Fondazione CRT, Gruppo AMAG, Consiglio Regionale del Piemonte e dalla Regione Piemonte.

Il contributo dell’Associazione Amici dell’Organo  alle celebrazioni del 450° della morte di Papa Pio Quinto, che si svolgono nella Basilica di Santa Croce a Bosco Marengo, consisterà in un evento basato sulla musica sacra coeva alla vita del Santo.

Sabato  17 settembre alle ore 17 il prestigioso Ensemble Odhecaton, composto da cantori specializzati nel repertorio polifonico cinquecentesco, sotto la direzione di Paolo da Col e con  MASSIMILIANO RASCHIETTI all’ organo in sostituzione di Giulio De Nardo indisposto, proporrà un programma vario e raffinato dove si alterneranno gregoriano, organo e polifonia.

Saranno eseguite celebri opere di Claudio Monteverdi ( “Cantate Domino” , a 6 voci ed  organo , “Messa a quattro voci da capella”, a 4 voci e organo, “Deus tuorum militum, inno con due violini” , “Laetaniae della Beata Vergine” a 6 voci e organo) alternate a brani organistici di Giovanni de Macque ( “Intrada d’organo” e “Consonanze stravaganti” ) e di Gerolamo Frescobaldi (“Toccata avanti il Recercar”  e “Recercar con obligo di cantar la quinta parte senza toccarla”).

“Claudio Monteverdi – spiega Paolo da Col, illustre studioso del repertorio vocale e strumentale del Cinquecento e del periodo Barocco – giunse a Venezia nell’ottobre 1613, chiamato dai procuratori di San Marco a reggere la cappella musicale della basilica di San Marco in seguito alla conclusione del suo servizio presso la corte gonzaghesca di Mantova. La sua vita si divise tra l’oneroso esercizio dell’incarico in San Marco, ove emersero le doti di sapiente contrappuntista, e il terreno stimolante della produzione madrigalistica e teatrale reso fertile dalle tante occasioni veneziane di committenza privata. In entrambi i terreni egli seppe tradurre in musica un mondo poetico, quello degli “affetti” anche attraverso un tessuto armonico ricco di inquietanti contrasti armonici e dissonanze. La coesistenza di registri stilistici diversi nella scrittura musicale di Claudio Monteverdi, specchio di un’alternanza tipica del suo tempo tra l’ossequio per la musica del passato e l’orgogliosa rivendicazione delle novità introdotte dalla ‘moderna pratica’, è evidente nel confronto tra la Missa “da capella” a 4 voci con organo e la Salve Regina a tre voci, che venne ritrovata solo pochi anni fa. La prima è un’elegante missa brevis scritta nello stile antico, che sorprende per la varietà di materiali che Monteverdi riesce a generare dal motivo iniziale del primo Kyrie con una scrittura severa, eppur lieve ed espressiva. La seconda venne descritta (confidenzialmente) dal musicologo Lorenzo Bianconi come «musica palpitante, fremente, carne viva e sofferente: linea santa Teresa del Bernini». I silenzi e l’enfasi sulla dissonanza pongono la parola al centro dell’attenzione di chi canta e di chi ascolta. Quella poetica che lo stesso Monteverdi chiamò «parlar cantando», viene trasferita dal teatro alla chiesa. Le Litanie appaiono come perdurante espressione dell’ondata di devozione mariana seguita alla vittoria dei veneziani contro i Turchi nella battaglia di Lepanto nel 1571; una vittoria che Papa Pio V imputò all’intercessione della Madonna del Rosario. I veneziani ritenevano che la loro città godesse di una protezione speciale della Vergine e la composizione di Monteverdi, forse destinata alle processioni, dev’essere stata cantata di frequente in città. Le invocazioni mariane alternano interventi solistici a declamazioni corali, in un’intensa e dolcissima preghiera collettiva.
Giovanni de Macque, francese del Nord, fu uno dei numerosi musici “oltremontani’ giunti nel nostro paese durante il Cinquecento, richiamati dalle molteplici occasioni di impiego in contesti ecclesiastici e nobiliari. Dapprima organista di San Luigi dei Francesi in Roma, fu poi a Napoli, al servizio della famiglia Gesualdo. E lì fu maestro e pioniere di un nuovo e sperimentale linguaggio armonico, persino creatore di un lessico poi accolto dai tanti allievi: troviamo nelle sue musiche durezze (dissonanze), ligature (ritardi, ossia il prolungarsi di note consonanti fin dentro a un accordo estraneo), stravaganze o consonanze stravaganti (modulazioni insolite ed ardite). Pagine nelle quali l’autore disorienta l’ascoltatore con procedimenti inconsueti, che volutamente ricorrono alle asprezze che gli antichi sistemi di accordatura potevano presentare. Accanto a de Macque, Girolamo Frescobaldi, l’organista ferrarese che di quello strumento fu principe e massimo rappresentante in Roma, svolgendovi il ruolo di organista vaticano. I brani qui eseguiti sono tratti dai suoi Fiori Musicali (1635), una raccolta di musiche da eseguirsi in alternanza alle parti cantate durante le celebrazioni eucaristiche. Il Recercar con obligo di cantar la quinta parte senza toccarla, composizione contenuta all’interno della «Messa della Madonna», allude a una parte eccedente le quattro parti scritte, che è appunto da cantare e non da ‘toccare’ all’organo. Tale «quinta parte» non è scritta e soltanto riportata in capo alla composizione (si tratta di un semplice frammento vocale corrispondente a un’invocazione litanica mariana) e dunque presume negli esecutori la consapevolezza di quando vada cantata. Ciò è sottolineato da Frescobaldi con un motto tratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca (Canzone 105), «Intendomi chi può che m’intend’io». Un simile procedimento, ossia il ricorso alla ripetizione ostinata del medesimo frammento di melodia, era stato utilizzato da Monteverdi nel Vespro della Beata Vergine (Sonata sopra Sancta Maria, ora pro nobis, 1610). Frescobaldi sollecita così gli esecutori a collaborare attivamente e sapientemente alla restituzione in suono di una perfetta e raffinata costruzione contrappuntistica”.

L’Ensemble Odhecaton deriva il suo nome da Harmonice Musices Odhecaton, il primo libro a stampa di musica polifonica (Venezia,O. Petrucci 1501). Il suo repertorio d’elezione è rappresentato dalla produzione musicale europea tra Quattro e Settecento. Odhecaton riunisce alcune delle più scelte voci maschili italiane specializzate nell’esecuzione della musica rinascimentale e preclassica sotto la direzione di Paolo Da Col. L’ensemble ha registrato una quindicina di CD, con i quali ha ottenuto i maggiori riconoscimenti discografici: Grand prix international de l’Académie du disque lyrique, 2 diapason d’or de l’année, choc (Classica), disco del mese (Amadeus e CD Classics), cd of the Year (Goldberg), Editor’s choice (Gramophone). Negli ultimi anni Odhecaton ha esteso il proprio impegno interpretativo al repertorio contemporaneo. Per le celebrazioni monteverdiane del 2017 Odhecaton ha partecipato all’esecuzione del film documentario per la televisione ARTE «Monteverdi, aux sources de l’Opéra» e ha realizzato una nuova registrazione dedicata alla produzione sacra della maturità del compositore cremonese (Arcana). A Odhecaton è stato conferito nel 2018 il Premio Abbiati della critica musicale italiana. L’ultimo CD, dedicato a Josquin Desprez nel V centenario della morte (Arcana Outhere 2021), ha ottenuto il Diapason d’or.

Paolo Da Col ha compiuto studi musicali al Conservatorio di Bologna e musicologici all’Università di Venezia e presso il Centre d’Études Supérieures de la Renaissance di Tours. Sin da giovanissimo ha orientato i propri interessi al repertorio della musica rinascimentale e preclassica, unendo costantemente ricerca ed esecuzione. È il Bibliotecario del Conservatorio di Venezia, ha diretto con Luigi Ferdinando Tagliavini e dirige la rivista “L’Organo”, svolto attività di critico musicale, ha diretto il catalogo di musica dell’editore Arnaldo Forni di Bologna, è curatore di edizioni di musica strumentale e vocale, autore di cataloghi di fondi musicali e di saggi sulla storia della vocalità.

Concerto Odhecaton e Paolo Da Col – 17 settembre 2022

Concerto Odhecaton e Paolo Da Col – 17 settembre 2022

Concerto Odhecaton e Paolo Da Col - 17 settembre 2022

Sabato 17 Settembre ore 17
Bosco Marengo, Abbazia di Santa Croce
Ensemble “Odhecaton”
PAOLO DA COL, direzione
GIULIO DE NARDO, organo
Nel quadro delle celebrazioni per il Centenario Di San Pio Quinto
XLIII Stagione internazionale di concerti sugli organi storici

La Stagione è sostenuta da Fondazione CRAL, Fondazione CRT, Gruppo AMAG, Consiglio Regionale del Piemonte e dalla Regione Piemonte.

Il contributo dell’Associazione Amici dell’Organo  alle celebrazioni del 450° della morte di Papa Pio Quinto, che si svolgono nella Basilica di Santa Croce a Bosco Marengo, consisterà in un evento basato sulla musica sacra coeva alla vita del Santo.

Sabato  17 settembre alle ore 17 il prestigioso Ensemble Odhecaton, composto da cantori specializzati nel repertorio polifonico cinquecentesco, sotto la direzione di Paolo da Col e con  MASSIMILIANO RASCHIETTI all’ organo in sostituzione di Giulio De Nardo indisposto, proporrà un programma vario e raffinato dove si alterneranno gregoriano, organo e polifonia.

Saranno eseguite celebri opere di Claudio Monteverdi ( “Cantate Domino” , a 6 voci ed  organo , “Messa a quattro voci da capella”, a 4 voci e organo, “Deus tuorum militum, inno con due violini” , “Laetaniae della Beata Vergine” a 6 voci e organo) alternate a brani organistici di Giovanni de Macque ( “Intrada d’organo” e “Consonanze stravaganti” ) e di Gerolamo Frescobaldi (“Toccata avanti il Recercar”  e “Recercar con obligo di cantar la quinta parte senza toccarla”).

“Claudio Monteverdi – spiega Paolo da Col, illustre studioso del repertorio vocale e strumentale del Cinquecento e del periodo Barocco – giunse a Venezia nell’ottobre 1613, chiamato dai procuratori di San Marco a reggere la cappella musicale della basilica di San Marco in seguito alla conclusione del suo servizio presso la corte gonzaghesca di Mantova. La sua vita si divise tra l’oneroso esercizio dell’incarico in San Marco, ove emersero le doti di sapiente contrappuntista, e il terreno stimolante della produzione madrigalistica e teatrale reso fertile dalle tante occasioni veneziane di committenza privata. In entrambi i terreni egli seppe tradurre in musica un mondo poetico, quello degli “affetti” anche attraverso un tessuto armonico ricco di inquietanti contrasti armonici e dissonanze. La coesistenza di registri stilistici diversi nella scrittura musicale di Claudio Monteverdi, specchio di un’alternanza tipica del suo tempo tra l’ossequio per la musica del passato e l’orgogliosa rivendicazione delle novità introdotte dalla ‘moderna pratica’, è evidente nel confronto tra la Missa “da capella” a 4 voci con organo e la Salve Regina a tre voci, che venne ritrovata solo pochi anni fa. La prima è un’elegante missa brevis scritta nello stile antico, che sorprende per la varietà di materiali che Monteverdi riesce a generare dal motivo iniziale del primo Kyrie con una scrittura severa, eppur lieve ed espressiva. La seconda venne descritta (confidenzialmente) dal musicologo Lorenzo Bianconi come «musica palpitante, fremente, carne viva e sofferente: linea santa Teresa del Bernini». I silenzi e l’enfasi sulla dissonanza pongono la parola al centro dell’attenzione di chi canta e di chi ascolta. Quella poetica che lo stesso Monteverdi chiamò «parlar cantando», viene trasferita dal teatro alla chiesa. Le Litanie appaiono come perdurante espressione dell’ondata di devozione mariana seguita alla vittoria dei veneziani contro i Turchi nella battaglia di Lepanto nel 1571; una vittoria che Papa Pio V imputò all’intercessione della Madonna del Rosario. I veneziani ritenevano che la loro città godesse di una protezione speciale della Vergine e la composizione di Monteverdi, forse destinata alle processioni, dev’essere stata cantata di frequente in città. Le invocazioni mariane alternano interventi solistici a declamazioni corali, in un’intensa e dolcissima preghiera collettiva.
Giovanni de Macque, francese del Nord, fu uno dei numerosi musici “oltremontani’ giunti nel nostro paese durante il Cinquecento, richiamati dalle molteplici occasioni di impiego in contesti ecclesiastici e nobiliari. Dapprima organista di San Luigi dei Francesi in Roma, fu poi a Napoli, al servizio della famiglia Gesualdo. E lì fu maestro e pioniere di un nuovo e sperimentale linguaggio armonico, persino creatore di un lessico poi accolto dai tanti allievi: troviamo nelle sue musiche durezze (dissonanze), ligature (ritardi, ossia il prolungarsi di note consonanti fin dentro a un accordo estraneo), stravaganze o consonanze stravaganti (modulazioni insolite ed ardite). Pagine nelle quali l’autore disorienta l’ascoltatore con procedimenti inconsueti, che volutamente ricorrono alle asprezze che gli antichi sistemi di accordatura potevano presentare. Accanto a de Macque, Girolamo Frescobaldi, l’organista ferrarese che di quello strumento fu principe e massimo rappresentante in Roma, svolgendovi il ruolo di organista vaticano. I brani qui eseguiti sono tratti dai suoi Fiori Musicali (1635), una raccolta di musiche da eseguirsi in alternanza alle parti cantate durante le celebrazioni eucaristiche. Il Recercar con obligo di cantar la quinta parte senza toccarla, composizione contenuta all’interno della «Messa della Madonna», allude a una parte eccedente le quattro parti scritte, che è appunto da cantare e non da ‘toccare’ all’organo. Tale «quinta parte» non è scritta e soltanto riportata in capo alla composizione (si tratta di un semplice frammento vocale corrispondente a un’invocazione litanica mariana) e dunque presume negli esecutori la consapevolezza di quando vada cantata. Ciò è sottolineato da Frescobaldi con un motto tratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca (Canzone 105), «Intendomi chi può che m’intend’io». Un simile procedimento, ossia il ricorso alla ripetizione ostinata del medesimo frammento di melodia, era stato utilizzato da Monteverdi nel Vespro della Beata Vergine (Sonata sopra Sancta Maria, ora pro nobis, 1610). Frescobaldi sollecita così gli esecutori a collaborare attivamente e sapientemente alla restituzione in suono di una perfetta e raffinata costruzione contrappuntistica”.

L’Ensemble Odhecaton deriva il suo nome da Harmonice Musices Odhecaton, il primo libro a stampa di musica polifonica (Venezia,O. Petrucci 1501). Il suo repertorio d’elezione è rappresentato dalla produzione musicale europea tra Quattro e Settecento. Odhecaton riunisce alcune delle più scelte voci maschili italiane specializzate nell’esecuzione della musica rinascimentale e preclassica sotto la direzione di Paolo Da Col. L’ensemble ha registrato una quindicina di CD, con i quali ha ottenuto i maggiori riconoscimenti discografici: Grand prix international de l’Académie du disque lyrique, 2 diapason d’or de l’année, choc (Classica), disco del mese (Amadeus e CD Classics), cd of the Year (Goldberg), Editor’s choice (Gramophone). Negli ultimi anni Odhecaton ha esteso il proprio impegno interpretativo al repertorio contemporaneo. Per le celebrazioni monteverdiane del 2017 Odhecaton ha partecipato all’esecuzione del film documentario per la televisione ARTE «Monteverdi, aux sources de l’Opéra» e ha realizzato una nuova registrazione dedicata alla produzione sacra della maturità del compositore cremonese (Arcana). A Odhecaton è stato conferito nel 2018 il Premio Abbiati della critica musicale italiana. L’ultimo CD, dedicato a Josquin Desprez nel V centenario della morte (Arcana Outhere 2021), ha ottenuto il Diapason d’or.

Paolo Da Col ha compiuto studi musicali al Conservatorio di Bologna e musicologici all’Università di Venezia e presso il Centre d’Études Supérieures de la Renaissance di Tours. Sin da giovanissimo ha orientato i propri interessi al repertorio della musica rinascimentale e preclassica, unendo costantemente ricerca ed esecuzione. È il Bibliotecario del Conservatorio di Venezia, ha diretto con Luigi Ferdinando Tagliavini e dirige la rivista “L’Organo”, svolto attività di critico musicale, ha diretto il catalogo di musica dell’editore Arnaldo Forni di Bologna, è curatore di edizioni di musica strumentale e vocale, autore di cataloghi di fondi musicali e di saggi sulla storia della vocalità.